Dott. Gianpietro Sèry
 
Qualcuno si inizia, Chi inizia

(Genova, 24 febbraio 2001: Relazione al Seminario di Studium Cartello)



1- Inizi esemplari.
Il 15 febbraio 1997, nel primissimo incontro dei nostri Seminari genovesi, il dott. Giacomo Contri commentava in questo modo la nostra iniziativa:
"Gli amici appartenenti e collaboratori dello Studium Cartello di Milano hanno preso questa iniziativa. Io credo che l'abbiano presa in modo brillante: l'idea di una carta intestata che porta sei nomi mi è piaciuta moltissimo. E' un buon segno che qualcuno inizi in questo modo senza avere già o avere avuto bisogno di una ragione sociale, ossia di inventarsi un titolo associativo. Sono partiti dai nomi. Non l'avevo mai visto fare prima."In uno scritto del 1914, "Per la storia del movimento psicoanalitico" (scritto da cui sono tratti tutti i brani del presente lavoro, volume VII delle "Opere", Boringhieri), S. Freud racconta così i primi passi accanto ai co-iniziatori:
"Dall'anno 1902 una schiera di giovani medici mi si fece attorno con l'esplicita intenzione di imparare, esercitare e diffondere la psicoanalisi… In serate determinate ci si riuniva nella mia abitazione, si discuteva secondo certe regole, si cercava di orientarsi in questo campo di indagine sconcertante per la sua novità, e di conquistare ad esso l'interessa di altre persone… Non riuscii a stabilire tra i membri quell' amichevole accordo che dovrebbe regnare tra uomini che svolgono il medesimo difficile lavoro, né a soffocare le dispute di priorità, cui il lavoro in comune forniva numerose occasioni… "Annoto, ed entro già nel merito della questione, Freud constata di non essere riuscito a concludere il passaggio (che è della guarigione) dal ruolo di iniziato (qui l'accento è sulla parola "ruolo") alla posizione (l'accento è sulla parola "posizione" come la conosciamo dai testi di Studium Cartello) di iniziatore: più volte infatti nello stesso testo parla di comportamenti nevrotici dei suoi adepti.Continua Freud: " L'autonomia e la precoce indipendenza dal maestro danno sempre una soddisfazione psicologica a chi svolge un lavoro intellettuale; ma da un punto di vista scientifico si trae un vantaggio da questi atteggiamenti solo se in questi ricercatori si realizzano alcune condizioni personali che non sono molto frequenti…Lo scritto sopra riportato, segna anni importanti nella vita di Freud: sono gli anni della separazione da Adler e da Jung che gli doveva arrecare tanto dolore personale. Non è questa la sede di un giudizio su tutti questi avvenimenti, ma vale la pena di riflettere sul perché secondo Freud essi accaddero. Indubbiamente ognuno coltiva il suo orticello e pensa al suo covone. Manca il pensiero di una partnership, dove la ricchezza dell'uno è ricchezza dell'altro. Dove il lavoro di uno parte da quello dell'altro per una ricchezza ulteriore (si badi bene, non del "gruppo" ma dei rapporti). Durante il terzo anno de "Il Lavoro psicoanalitico", credo nel 1985, si fece un Seminario dal titolo "Seminario del domino", trattandosi di un gioco, appunto, dove per fare la propria mossa con profitto, si parte dalle mosse di chi ci ha preceduto.  Ho così introdotto la mia riflessione di questa sera, incentrandola su:inizi a Genova,
iniziatori a Vienna…ma voglio aggiungere ancora qualcosa, sempre come materiale introduttivo, sulla parola iniziativa, servendomi questa volta di un testo biblico.Poi avrò solo da raccogliere e concludere.
"Chi mi ha toccato ?"…"Nessuno !" (I discepoli negano)."Tutti !" (Risponde più saggiamente Pietro, considerando l'evidenza che la folla preme intorno ai loro corpi come sul metrò nelle ore di punta)
Insomma tutti o nessuno ? A Cristo interessa un Chi: in mezzo a una folla di anonimi, di persone qualsiasi, c'è un soggetto che ha compiuto un atto di relazione.
Chi "mi ha toccato…"Chi, ha preso l'iniziativa di toccarmi ! Al secondo passaggio diventa una affermazione netta: c'è stata certamente una domanda lì da qualche parte, perché c'è stata chiarissima una risposta. Un moto nel corpo di Cristo è stato da lui chiaramente avvertito ("una forza", la chiama lui, come quelle forze della fisica raffigurate da frecce nelle nostre scuole: non una forza estenuante da guaritore paranormale, ma un semplice moto umano). Basta voltarsi per vedere Chi è stato a fare domanda: una figlia, un' erede.
Si tratta infatti di un Chi che Cristo riconosce immediatamente come una "figlia": non un'orfana, ma una donna con un padre.
"Figlia, il CREDITO che mi hai dato (LA TUA FEDE) ti ha SALVATA-GUARITA, va soddisfatta (in pace)".
Da un brano come questo il pensiero di Cristo sull'iniziare emerge a mio avviso con molta chiarezza e utilmente per la mia tesi sul tema di questa sera.
Faccio alcune osservazioni su quanto detto.

2- Osservazioni.

Prima osservazione:
Il credito è una disponibilità economica, un investimento economico per un guadagno.
In Freud il credito è la recepibilità (distinta da apprendimento) degli inizi: quel "cercare di orientarsi" e quel "riconoscere qualcosa di significativo".Nel Vangelo il credito è la "fede".
La donna-figlia mette al lavoro l' Altro per il suo beneficio: "besetzung" (la parola tedesca che Freud usa per investimento) è l'occupazione a scopo di lucro del posto di soggetto da parte di un soggetto che agisce per avere un beneficio dall'altro. Il lavoro che la donna sa mettere in moto per la sua salute-salvezza è ciò che Cristo avverte come "forza" mossa nel suo stesso corpo. E' ciò che accade nella psicoanalisi dove il soggetto della cura, il cliente, con il suo pensiero e la sua parola mette in moto il lavoro dell'altro soggetto, lo psicoanalista, per la propria salute. Il significato comune della parola fede o fiducia (applicabile a religione quanto a psicoanalisi) desunto dal vocabolario ne mette in evidenza, intelligentemente, la possibilità di una dualità o un dualismo: che è il tema di questa sera.
La fede è definita come: "credito, anticipo nei riguardi di qualcuno" ma è anche "adesione a dottrina o a ideologia".
Cioè a dire: assume i tratti di una individuale iniziativa economica in vista di un guadagno, ma può anche essere una adesione a un credo esterno che si propone al di sopra della persona come verità cui si deve credere (opposto a credito) e cui si deve obbedienza.
Seconda osservazione:
in principio è l'iniziativa, e individuale.
L' accento di Giacomo Contri sui singoli nomi del quartino di invito ai Seminari, come l'accento del vangelo ben posto su "LA TUA", aiutano immediatamente il nostro pensiero a cogliere e soffermarsi sull'aspetto della iniziativa personale, individuale, che in quello come in altri episodi poteva esserci o no: l'iniziativa è stata un atto, un accaduto per un esito soddisfacente (un buon Seminario o una buona guarigione). E' tutto l'opposto della teoria patologica e patogena della causa-effetto dove ad una determinata causa corrisponde un esito necessario e inevitabile: si pensi alla teoria del trauma.
Terza osservazione:
l'iniziativa è un moto che tende alla quiete e alla pace in quanto tende a una conclusione di guadagno.
E' proprio questa la conclusione resa pensabile e possibile: andare ora in pace. E' quella pulsione di soddisfazione di cui parla Freud e che costituisce il prendere atto dell'esito positivo della propria iniziativa andata a meta (sono stati fatti dei punti). L'esito di una iniziativa è la soddisfazione che si rende possibile nella "salus".
Notevole che il vangelo usi indifferentemente prima "guarita" e subito dopo "salvata": cioè la "salus" evidenziata nei suoi due aspetti inscindibili. E potrebbero finalmente essere i tempi buoni perché questo pensiero venga pubblicamente riconosciuto, visto che anche in questo stesso febbraio in Genova (nel convegno "La medicina della modernità di fronte alla vita") il Prof. Ignacio Carrasco (docente di teologia morale in Roma) ha ripreso formalmente nel suo intervento lo stesso binomio salute-salvezza collocandolo all'interno di una ridefinita "medicina dei desideri" (contrapposta a una "medicina dei surrogati, dell'impotenza, dei viagra").
Quarta osservazione:
L'iniziativa è di chi è soggetto perché è figlio. E se figlio, erede cioè beneficiario consapevole di esserlo e agente per esserlo. E se erede, erede di tutto (non di una parte): erede universale (senza bisogno di uccidere il padre, ma anzi mettendo il padre al lavoro per aumentare l'eredità). Si tratta quindi chiaramente di una occupazione di posizione opposta a una assunzione di ruolo.
Viene spontaneo pensare ai commenti sulla separazione di Jung da Freud in certa letteratura psicoanalitica: il necessario distacco-emancipazione-uccisione del figlio dal padre. Romanzetti rosa della perversione psicoanalitica. Si tratta semmai del sedimentarsi della crisi e della patologia che rimosso il pensiero del figlio hanno costruito la teoria che costituisce la base del ruolo di discepolo: qualcosa che potrebbe essere paragonabile a ciò che accade nella adolescenza: dalla posizione di figlio con un padre degno di ammirazione, al ruolo di figliolo come figura-figurina interagente nel presepe familiare.

3- Esposizione delle tesi sul tema:
a: l'iniziato fa il discepolo.
L' iniziato fa il discepolo (ruolo del figlio) e trova l'autoritarismo del suo parlare nelle parole (trasformate in teorie) di un padre (trasformato in capo carismatico).
Freud annota a proposito di Adler che le sue teorie "non hanno comunque impedito ai suoi seguaci di esaltarlo come il messia il cui avvento, preparato da questo e quel precursore, era atteso dall'umanità" e a proposito di Jung che il suo è ora "come nuovo messaggio di salvezza che inaugurerebbe non solo una nuova era per la psicoanalisi, ma addirittura una nuova Weltanschauung per il mondo intero".L'iniziato è colui che usa il pensiero di un altro in sostituzione di un proprio pensiero mancante (debile).
- L'iniziato è qualcuno che ripete il pensiero di un altro ed enuncia solo teorie spesso con una particolare sottolineatura enfatica (fase propiziatoria del comando).
Le parole diventano "cose da iniziati", "cose da preti", "cose da psicoanalisti": parole cui aderire (credere, obbedire, combattere).
Parlando dell'uso della parola "complesso" da parte di Adler, Freud commenta:
"nessun altro tra i nomi e le designazioni coniati per le esigenze della psicoanalisi ha raggiunto popolarità così grande, né è incorso così spesso in applicazioni abusive a detrimento di formulazioni concettuali più precise… nel gergo degli psicoanalisti…"Si fanno delle vere e proprie arringhe per convincere le giurie di piccoli tribunali della validità del proprio pensiero.
- L'iniziato è qualcuno che sposta il pensiero dalla relazione (soddisfacente) al discorso.
Giuda è un ottimo discepolo: ma è interessante osservare come agisce in occasione di quell'atto compiuto da Maria nei confronti di Cristo che fu l'unzione dei piedi. (Giov 12,3-5). Mentre Giovanni, affascinato dalla relazione di partnership uomo-donna cui sta assistendo usa toni poetici che mettono in evidenza il piacere di quel momento: "tutta la casa si riempi del profumo", Giuda, probabilmente a disagio e imbarazzato (arrossito) si tira fuori dal rapporto (si direbbe che si sente come uno che non è partecipe ma regge il moccolo) ed è solo capace di ripetere le parole del capo carismatico trasformate in comando morale: "dare ai poveri". Ciò che è perduto è il rapporto.
Non aiuta il commento della "Bibbia di Gerusalemme" che liquida tutto dicendo che Giuda teneva la borsa dei soldi e più ce ne erano e più poteva rubare.
Lo dice invece bene Freud: "l'immagine della vita che… non lascia posto all'amore."- L'iniziato sposta il pensiero dal lavoro al presupposto.
Giacomo Contri ricordava l'amore presupposto: dal ci amiamo perché figli che agiscono per beneficio comune (quindi nella dimensione del comune lavoro) al "siamo tutti fratelli" o "vi amo tutti" (per un presupposto legame senza lavoro: siamo in piena patologia). Non si è fratelli perché si ha lo stesso padre: diventare fratelli è un'opera. Come non si è uomo e donna perché si è famiglia: diventarlo è il lavoro di realizzare insieme una società (Topolino e Minnie non sono certo Gambadilegno e Trudy). E' per questo motivo, la perdita del pensiero del lavoro in nome di un a-priori, che il legame politico della città (che genera opere) è trasformato in organizzazione, programmazioni, comandi, morali e dispositivi (si pensi alle teorie di "unità", "socializzazione", "regole"). Tutte cose che hanno un "prima teorico" che sostituisce il pensiero del lavoro. L'equivoco patologico presuppone che qualcuno sappia già: "mi dica dottore !" (è il pensiero che sottende il concetto di "psicoterapia", dove qualcuno, iniziato, sa già qualcosa cui deve iniziare l'altro). Sconvolgendo questo presupposto, lo psicoanalista chiede: "mi dica quello che le viene in mente", rimettendo da subito nella posizione dell'iniziatore.
E tutte cose che quindi costituiscono comando (perché tutto ciò che baipassa la relazione è comando): il concetto i catena di montaggio di Taylor, ricordato ancora ieri sera a Milano da Mariella Contri, necessita di programmazione-esecuzione-controllo (qui dentro c'è oggi tutta la descrizione della scuola di stato). Puri comandi.
Cito Freud: "fin dal principio la teoria di Adler si pose come "sistema", cosa che la psicoanalisi ha evitato accuratamente di fare. Essa rappresenta altresì un eccellente esempio di "elaborazione secondaria", del tipo di quella operata, per esempio, dal pensiero vigile sul materiale onirico. Nel caso di Adler il materiale onirico è sostituito da quello appena ottenuto dagli studi psicoanalitici; colto esclusivamente dal punto di vista dell' io, tale materiale viene sottoposto alle categorie consuete dell' io, tradotto, rigirato, e, proprio come avviene per la formazione del sogno, frainteso. La dottrina di Adler, peraltro, è caratterizzata non tanto da ciò che afferma, quanto da ciò che nega; si costituisce perciò di tre elementi di valore piuttosto dissimile: i buoni contributi alla psicologia dell'io, le traduzioni nel nuovo gergo - superflue ma accettabili - dei dati di fatto analitici e i travisamenti e le distorsioni di questi ultimi quando non si confanno alle premesse dell' io."
- L'iniziato in povertà e mancanza del pensiero del padre, necessita di altra legittimazione.
L' "album" (lapsus reale e significativo) ovvero l'albo degli psicologi.
Freud: "i due movimenti a ritroso rifuggenti dalla psicoanalisi, che ora ho da comparare, si assomigliano tra l'altro perché cercano tutti e due di ottenere il consenso grazie a punti di vista di una certa sublimità, quasi sub specie aeternitatis. In Adler questa parte è affidata alla relatività di ogni conoscenza e al diritto della personalità di plasmare la materia dello scibile in maniera artistica e individuale; in Jung si ribadisce il diritto storico-culturale della gioventù a scuotere i ceppi in cui la vecchiaia tirannica vorrebbe costringerla con la sua rigida mentalità".- L'iniziato è iniziato rispetto a singole "sfere" e mai rispetto alla totalità del sapere.
Sfere di professionalità: iniziati del sesso, iniziati dell'adolescenza, iniziati della coppia, iniziati delle dinamiche di gruppo, iniziati della psicoanalisi, iniziati della religione ecc. Piuttosto che riconoscere l' unità del sapere hanno persino inventato il "tuttologo" il padrone delle sfere !
Concludo con una frase di Freud a proposito degli iniziati: "in verità questa gente si è limitata a cogliere alcuni acuti culturali della sinfonia dell'essere, mentre è loro sfuggita ancora una volta la potente e antichissima melodia delle pulsioni." Cioè a dire il "miracolo" del corpo (che è appunto un avvenimento di totalità).

b: chi è figlio inizia.
Solo chi è figlio parla con autorità.
Solo chi è figlio pensa.
Solo chi è figlio vive di desideri che costituiscono quel legame di corpo a corpo, di città, che è la politica.
Il bambino è figlio: "la prima colazione della vita: è così che hai imparato a scegliere" (recita, finalmente una allusione sana, la recente pubblicità televisiva di una marmellata).
L'adulto è sano solo se è un bambino ri-confermato nei suoi inizi ("cresima" è con-fermazione).

4- Un lavoro nel tempo.
Dal rimuginare nevrotico dell'iniziato, al pensiero del figlio che inizia: un lavoro nel tempo.
Un esempio conclusivo di Freud, che lo mette a mio avviso dalla parte degli iniziatori, di coloro cioè che lavorano e concludono a vantaggio loro e di tutti la materia prima dei loro maestri: "un giorno mi si presentarono simultaneamente alcuni ricordi… tre uomini mi avevano suggerito un'idea che, a stretto rigore, essi stessi non possedevano… queste tre identiche opinioni avevano sonnecchiato in me per anni fino al giorno in cui si ridestarono…"Primo (Breuer): "in fin dei conti si tratta sempre di segreti di alcova" .
Secondo (Charcot): "ma in casi simili si tratta sempre di genitali, sempre… sempre… sempre".Terzo (Crobak): "l'unica ricetta contro tali sofferenze, ci è ben nota ma non possiamo prescriverla: penis normalis dosim repetatur !"
Ben lungi dal dare adito (per la loro formulazione discorsiva) a patogene discussioni sul pan-sessualismo freudiano (ideologie dai miseri natali) voglio solo fare notare che Freud sta ricordando che altri maestri prima di lui riconobbero il continuo ritornare della sessualità come problema nella psicopatologia, e che lui ebbe il merito di cogliere quella eredità fino ad elaborarla giungendo a nuove conclusioni soddisfacenti. Ciò che non è del ripetere dell'iniziato.
La "pentecoste" è in greco il dato temporale di "cinquanta giorni", cioè a dire, il tempo occorso per la correzione di un errore e la elaborazione di un pensiero di iniziatore. Il tempo storico di un passaggio del pensiero dal rimuginare nevrotico sul come essere degni discepoli al prendere finalmente iniziativa come figli.

 

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