Gianpietro Séry

La psicopatologia dell'altro nella vita quotidiana
(senza il divano)


 

Seminario di Lavoro Psicoanalitico, Milano

Intervento del 19 dicembre 2003

 

 

1-  Il mondo come psicopatologia, è il mondo posto male, imperativamente (teorie presupposte) e non normativamente. (G.B. Contri, quartino di presentazione del programma 2003-2004 di Studium Cartello)

Il mondo come psicopatologia, in quanto posto in regime di superio “osceno e feroce” (Lacan), pone forme di obiezione al pensiero di natura e alla legge di moto (forme immorali perché antigiuridiche con non-rapporto, non-pensabilità, non-iniziativa, non-soddisfazione).

 

Ecco perché (annotavo in una scorsa seduta de “Il Lavoro psicoanalitico”) in questo mondo come psicopatologia accade che: “Non c’era posto per lui nell’albergo”.

C’è un “posto” per il presupposto ma non c’è posto per il posto di soggetto: “il “mondo” è quello che non da luogo a quell’ipse che è il soggetto del pensiero sano, un pensiero che è la legge di moto dei corpi per la soddisfazione” (G.B. Contri, quartino di presentazione)

I lavori dello scorso anno di Studium Cartello sono stati di aiuto a comprendere in quale accezione nessuno è profeta in casa sua: dove “casa sua” segnala un territorio-nicchia-interattiva (e non spazio di rapporti), “casa sua” segnala l’ambiente privilegiato dell’affermarsi prima e dell’obbedire al comando dopo, di teorie patologiche e patogene in quanto teorie presupposte.

“Altro”, come partner e socio di affari è solo chi opera secondo la legge del Padre e la legge di moto, non chi si rapporta secondo i presupposti della carne e del sangue (beato te che non la carne e il sangue… ma il Padre)

Nel mondo come psicopatologia, Freud fa notare sia che non si vede neanche l’evidente (tutta la “psicopatologia della vita quotidiana” da rilevanza a ciò che è considerato irrilevante), sia che non si è più capaci di dare nome alle cose o ai pensieri (si ascolta “non so come dirlo” o “non mi viene la parola”: quando il sapere come dire e il dare nome, era stato il primo biblico atto umano nel mondo, prima del peccato).  

 

2- Come rapportarsi con l’altro, in questo mondo come psicopatologia ?

Molte risposte rischiano di cadere in qualcosa che ultimamente sarebbe ancora riconducibile a strategie comunicative e oggi dico che è anche da riprecisare il pensiero da me stesso enunciato (sempre in occasione della scorsa seduta) che “allora è meglio tacere”.

 

Dico che cosa mi è venuto in mente a proposito del “rapportarsi con la psicopatologia dell’altro nella vita quotidiana, attingendo alle ricchezze di Studium Cartello e tracciando una primissima pista di lavoro su cui mi propongo di dire di più una prossima volta.

L’analista non può fare il bene, eppure lo conosce(Da: Appendice del Pensiero di Natura, “Il bene dell’analista. La norma fondamentale”).

E Giacomo Contri precisa: “sa di non poter fare il bene che pure conosce”.

Il “non potere” non è impotenza, ma ciò che, impossibile,  rende possibile la tecnica.

Curare: ovvero uno degli “impossibili” freudiani, come ricordavo a Genova nei Seminari.

E non è un caso che gli altri “impossibili” siano proprio le “sfere” dove operano tanti nostri altri colleghi, amici, compagni…: educare, governare, amare, sapere).

Ancora Giacomo Contri: non esistono atti terapeutici che siano atti a procurare una guarigione (l’ abbandono dell’ipnosi segna l’ ultimo tentativo di fare il bene)

Sappiamo che Freud esce dalla contraddizione “si può curare/non si può curare” con il pensiero dell’attenzione fluttuante che diventa di fatto  la rappresentanza della tecnica analitica.

La conseguenza di questo pensiero di Freud è l’eliminazione del presupposto della psicoterapia “io so, lui impara” o dall’altra parte “lui sa, io imparo”, ponendo invece una corrispondenza di lavoro (corrispondenza definita da Giacomo Contri come “identità”): al parlare di ciò che viene in mente da parte del paziente corrisponde l’ascoltare dell’analista con attenzione fluttuante.

 

3- Se Freud risolve la contraddizione dell’ “impossibile” con l’attenzione fluttuante, i termini da noi introdotti di talento negativo-verginità ricapitolano quel pensiero e confermano tutta la loro importanza stabilendo corrispondenza tra “talento negativo” e “domanda dell’altro”.

L’altro, agisca in modo tale da invitare il talento stesso nel rapporto con beneficio di entrambi (altrimenti l’ intrattenimento dell’altro da parte di un soggetto che faccia perno sui propri talenti, fa perdere gli amici o li rende invidiosi).

L’ importanza di attendere la domanda o l’invito dell’altro, di ciò qui sto annotando, è messa spesso in evidenza da Freud.

Tra altri ricordi mi viene in mente questo dialogo: (Freud OSF 10,452 l’avvenire di un’illusione 1927)

“ Posso chiederle di spiegarmi questa trasformazione ?”

“Volentieri, attendevo solo quest’ invito.”

 

In assenza di una qualche domanda, anche almeno accennata, è dunque meglio astenersi, come il bambino prudente nell’iniziare a parlare ?

Se “un errore non si confuta ma si scopre”, in assenza di domanda la confutazione di una teoria può rafforzare la teoria stessa (come per la resistenza).

Ne costituisce un buon esempio una riflessione di Giacomo Contri sul bambino: (G.B.Contri, Introduzione, Ordine giuridico del linguaggio)

“Al bambino non si insegna a parlare, meno ancora glielo si ordina: si attende che parli. Quando lo fa siamo di fronte alla più importante delle iniziative che egli ha preso finora, e che l’adulto prenderà in seguito. L’altro favorisce il parlare del bambino non educativamente, ma con la salute… del proprio parlare, e indipendentemente dalla cura pedagogica per il bambino, che è un testimone attentissimo (e già imputante) del parlare dell’adulto, anzitutto tra uomo e donna. Il parlare dell’adulto non educa il figlio: gli costituisce eredità.”

(vedi nota finale)

 

4- La proposta di Freud su come trattare il mondo come psicopatologia in realtà si spinge anche più in là, avviandosi sulla via di un’offerta che faciliti la domanda:

“Siamo soltanto un manipolo di uomini… Se si considera l’enormità della miseria  nevrotica che c’è nel mondo… quello che noi possiamo fare per eliminarla, da un punto di vista quantitativo, è praticamente irrilevante…

Proviamo ora a formulare l’ipotesi che mediante una qualche forma di organizzazione si riesca ad accrescere il numero di noi psicoanalisti tanto che esso possa bastare a prendere in trattamento una più vasta sezione della collettività umana… le nevrosi minacciano la salute pubblica non meno della tubercolosi e al pari di questa non possono essere lasciate all’impotente sollecitudine dei singoli…

Dovremo allora affrontare il compito di adattare la nostra tecnica alle nuove condizioni che si saranno create. Non dubito che l’esattezza delle nostre ipotesi psicologiche potrà convincere anche coloro che non hanno una cultura specifica, ma dovremo cercare di dare alle nostre concezioni teoriche un’espressione il più possibile semplice e tangibile… forse combinare l’assistenza psichica con l’appoggio materiale… Ma… è sicuro che le sue componenti più efficaci e significative resteranno quelle mutuate dalla psicoanalisi rigorosa e aliena da ogni partito preso.” (conclusione di  “vie della terapia analitica “ 1918 OSF 9,28)

Freud propone la semplicità e la concretezza della comunicazione, introducendo secondo me una pensabilità di “enciclopedia”.

Enciclopedia, “non scoperta, non teoria” ma frutto posto “di un lavoro redazionale” (Introduzione, Ordine giuridico del linguaggio)

Mi sono ricordato che sino dai primi anni di frequentazione assidua di Studium Cartello avevo iniziato a raccogliere i lemmi posti nelle sedute che via via ascoltavo (lavoro di redazione maturato nel mio lavoro sul sito e che ne costituisce continuità).

 

“Rifare la bocca al pensiero” (Raffaella Colombo) e “abito di un corpo animato dal Pensiero di Natura”, diventano due espressioni di ricapitolazione del pensiero di Freud di una Enciclopedia, in ciò che Giacomo Contri oggi individua felicemente con il nome di “Ordine giuridico del linguaggio”.

 

 

 

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NOTA FINALE:

Dalla assenza di domanda alla domanda di cura:

-          C’è l’ assenza di domanda

-          C’è il parere: “tu cosa faresti ?” (legato fortemente a un pensiero di soggettività, ciò può anche parere in quanto sembrare così)

-          C’è il consulto: “te lo chiedo in quanto sei uno psicoanalista” (lettere allo psicologo): chiedere consiglio a specialista (anche attraverso un libro, implica una considerazione di oggettività data dal riconoscimento di una professionalità e non di una competenza)

-          C’è la domanda (in senso economico = richiesta di acquisto di beni sul mercato partendo da un valore ad essi attribuito. Per esempio la domanda a Freud di consigliare 10 buoni libri da leggere (Freud OSF 5,367 risposta a un questionario sulla lettura e sui buoni libri 1907). E insieme alla domanda direi che c’è l’ invito con conseguente appuntamento (richiesta formulata in buona forma: In architettura e in meccanica l’invito è una forma che facilita l’ingresso dell’altro. Freud usa volentieri questa parola.)

-      C’è la domanda di cura.

 

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