Biografia di Sigmund Freud

"La mia vita è la psicoanalisi" (S.Freud)

Per cura di Gianpietro Séry
www.psicoanalisi-freudiana.com

 con il procedere del lavoro in atto, e' strumento
di studio con indicazioni, riflessioni e links sui diversi temi

(fonti: "Curriculum vitae" del 1885, "Autobiografia" del 1924, "Poscritto" del 1935, altre opere citate)

     
 

nota: i links in nota a destra del testo non risiedono in alcuna forma sul presente sito, cui non appartengono, ma sono links che reindirizzano alla "Cronologia" (in inglese) del  sito ufficiale del Museo di Freud a Wien  che si desidera, in questo modo, fare conoscere meglio (una volta entrati in un link, e' possibile scorrere la "Cronologia" usando le frecce in basso).

     

 

1- i primi anni (6 maggio 1856 -1865)

2- le esperienze del ginnasio (1865-1873)

3- il tempo dell' università (1873-1881)

4- il primo lavoro (1881-1886)

5- la famiglia e la ricerca di affermazione professionale (1886-1891)

6- ipnosi e metodo catartico (1891-1895)

7- la psicoanalisi (1895-1907)

8- la psicoanalisi (1908-1924)

9- la malattia, la morte, l'eredità (1924- 23 settembre 1939)

links:


Sigmund Freud nasce il  6 maggio 1856 a Příbor, nella Repubblica Ceca (a quel tempo Freiberg, in Moravia).  Nasce da una famiglia di commercianti in lana, ebrei: e lui stesso rimarrà ebreo. Nell'atto di nascita compare il nome di Sigismund, ma dal 1875 lui stesso inizia a firmarsi come Sigmund Freud.

1856

Gli ascendenti del ramo paterno, probabilmente sono vissuti a Colonia, sono emigrati verso est nel XIV o XV secolo a causa di persecuzioni ebraiche e solo nel XIX secolo sono tornati dalla Lituania, attraverso la Galizia, verso l'Austria.

1858

Sigmund nasce come figlio primogenito dal terzo matrimonio del padre Jacob, sposatosi a quaranta anni con la ventenne Amalie Nathanson. Ha cinque sorelle e due fratelli e convive nella stessa casa con una grande famiglia allargata composta da diversi nuclei familiari, come spesso accadeva nelle famiglie ebraiche. Vive con il fratello Emmanuel, di un anno più grande di lui (nato dalle prime nozze del padre) e con il figlio di quest'ultimo, John.

1859
1865

E' nella vita quotidiana all'interno di questa grande famiglia religiosa e nel lavoro di una costruzione soddisfacente di così tanti rapporti, che prendono forma (come per tutti i figli) i passaggi fondamentali delle elaborazioni del pensiero (in questo caso, freudiano).

 

A tre anni, causa grossi problemi economici derivanti dalla crisi del commercio della lana, Freud si trova costretto a seguire la sua famiglia a Lipsia; poi, a quattro anni, a Vienna nel II distretto tra il Donaukanal e il Danubio, in un quartiere residenziale ebraico chiamato Mazzesinsel.  Vienna è in quel tempo una città di quasi un milione di abitanti, centro di cultura europea e  in grande trasformazione.  Dal punto di vista urbanistico, come forma di una nuova concezione dell'uomo, della società e dell'economia, l'imperatore (Francesco Giuseppe I), cancella la misura medioevale degli spazi cittadini, facendo abbattere le antiche mura della città e sostituendole con quella circonvallazione di prestigio che diventa Ringstraße (dove più tardi anche Freud potrà comprare una casa nel IX distretto, tra il macellaio ebreo Kornmehl e una cooperativa sociale: la famosa casa di Berggasse, 19). Pur continuando a dominare di fatto nell'impero la militar - burocrazia degli aristocratici europei di fine ottocento, in questa nascita di nuovi spazi di borghesia, riescono a trovar posto anche le famiglie ebraiche, uscendo così da una secolare storia di leggi a loro avverse.  E' del 1867, infatti, la legislazione che, concedendo al popolo ebraico la parità nei diritti politici, abolisce i ghetti e le discriminazioni razziali.

 

Proprio l'enorme cambiamento nella concezione del sè che accade in questa ritrovata libertà al popolo ebraico (da sempre abituato alla persecuzione e alla sottomissione), determina la crisi delle più antiche forme di vita: il cambiamento del precedente pensiero e della antica cultura, arriva a modificarne addirittura la lingua (quell' yddish che si era lentamente costituito come frutto dell'unione tra il dialetto tedesco del XIV secolo e ciò che rimaneva dell' idioma ebraico).

 

La conseguenza che questi avvenimenti contingenti provocano riguardo i rapporti tra le generazioni diventa molto profonda. Il padre: che ha vissuto a lungo nella tragica situazione del ghetto, ha ben conosciuto la propria paura quotidiana e ne ha elaborato le risposte nella solidarietà e nel fare cerchio intorno alla tradizione come elemento e di resistenza e di unità.  Il figlio: che conosce solo la realtà di oggi nella sua esperienza di fragile libertà e integrazione, e sembra non essere più in grado di capire atti e pensieri della storia appena passata.

 

E' vero che il figlio realizza in qualche modo il sogno di libertà del padre, ma lo fa in una modalità imprevista: non lo fa da erede, ma lo fa prendendo le distanze (con sospetto) da una religione e da una tradizione nei confronti della quale prova una crescente estraneità e ribellione (avendone forse evidenziato tanti aspetti legati ai sentimenti di chi cercava un qualche conforto per la propria solitudine forzata e per la propria paura).

 

A questo proposito ricorda lo stesso Freud che un giorno suo padre Jacob gli aveva raccontato di "un cristiano" che aveva gettato nel fango il suo berretto di pelliccia ordinandogli di raccoglierlo. Alla domanda del piccolo Sigmund: "e tu cosa facesti ?" la risposta del padre era stata: "andai in mezzo alla strada e lo raccolsi" (da "Interpretazione dei sogni", 1899).

 

In questo ambiente e da questo ambiente ebraico, inteso come storia complessa di rapporti tra generazioni in quanto rapporti tra le persone e i loro rispettivi pensieri, (in questa storia grande e ricca di provocazioni), prende via il lavoro freudiano che non certo a caso ritrova proprio nel pensiero del padre tutto il proprio centro gravitazionale (pensiero del padre anche quando vissuto come un "complesso", nella malattia di chi non è più figlio ed erede: cioè nelle diverse forme di psicopatologia).

 

E parlando del lavoro e del pensiero freudiano, parlo del lavoro del sogno, del lavoro legislativo del rapporto tra figlio e padre (come del rapporto tra quel figlio e suo padre e sua madre), del figlio come erede universale, del motto di spirito, di quella legge o principio economico della vita che desidera comunque il riaccadere provato da bambino del pieno piacere e della compiuta soddisfazione, di quel continuo lavoro freudiano per ridare alla persona la dignità della propria libertà psichica e quindi giuridica e la dignità del riconoscimento della propria imputabilità. E tutto nella correzione degli errori e dei compromessi, specialmente di quel grande compromesso che è la nevrosi.

 

E' in questa famiglia patriarcale che Freud riceve i primi fondamentali insegnamenti sia religiosi che culturali, per frequentare poi una scuola elementare privata.  Nell'autunno del 1865, entra al Leopoldstädter Kommunalreal-und Obergymnasium, conosciuto comunemente con il nome Sperlgymnasium (dal nome della strada dove era collocato, Sperlgasse). Si tratta del Liceo "dove -annota lui stesso- per sette anni consecutivi fui il migliore. La mia posizione nella classifica era eccellente e non venivo quasi mai interrogato".  Cinquanta anni dopo,  sul volume celebrativo del suo ex Istituto (che nel frattempo aveva cambiato nome) Freud torna a quegli anni di liceale ripensando i suoi rapporti con gli insegnanti ("Psicologia del ginnasiale", 1914): "è possibile che questi uomini che allora erano ai nostri occhi i tipici esponenti del mondo degli adulti fossero di tanto poco più vecchi di noi ?".  E la riflessione continua in base ai ricordi di quegli anni: "riemergeva la nostra vita dai 10 ai 18 anni con i suoi presentimenti e i suoi errori, le sue trasformazioni dolorose e i suoi esaltanti successi; riaffioravano alla mente i primi sguardi rivolti a una civiltà tramontata (destinata, almeno per me, a divenire in seguito fonte di inesauribile conforto nelle lotte della vita), i primi contatti con le scienze, tra le quali credevamo di poter scegliere quella a cui offrire i nostri servizi, che sarebbero risultati certamente inestimabili. E a me sembra di ricordare che tutti quegli anni erano stati percorsi dal presentimento di un compito che in un primo tempo si era delineato appena, e che aveva infine trovato la sua aperta espressione nel mio saggio di maturità, dove avevo dichiarato l'intenzione di contribuire, nella mia vita, allo sviluppo del sapere umano... E' difficile stabilire che cosa ci importasse di più, se avessimo più interesse per le scienze che ci venivano insegnate o per la persona dei nostri insegnanti... la via delle scienze passava necessariamente per le persone dei professori... in fondo li amavamo molto, se appena ce ne davano un motivo; non so se tutti i nostri insegnanti se ne sono accorti... Questi uomini, che pure non furono tutti dei padri, diventarono per noi sostituti del padre. E' perciò che ci sono apparsi così maturi, così irraggiungibilmente adulti... Abbiamo trasferito su di loro il rispetto e le attese che nei nostri anni infantili avevamo nutrito per il padre onniscente, e poi abbiamo cominciato a trattarli come trattavamo, a casa, i nostri padri. Abbiamo assunto nei loro confronti lo stesso rapporto ambivalente che avevamo acquisito in famiglia...".

 

Freud anche qui mostra la relazione profonda tra la ricapitolazione della sua esperienza personale e la forma del lavoro psicoanalitico, spiegando subito con chiare note che la spiegazione di tutto è nei primi sei anni di vita, là dove "il piccolo essere fissa la natura e la tonalità affettiva delle sue relazioni con le persone del suo stesso sesso e dell'altro sesso... Tutte le persone che egli conosce più tardi diventano dei sostituti di questi primi oggetti dei suoi sentimenti (forse ai genitori dovremmo aggiungere le persone che si prendono cura del bambino)... le conoscenze fatte più tardi devono dunque assumersi una specie di eredità emotiva... tutte le amicizie e gli amori che l'individuo sceglierà in seguito si baseranno sulle tracce che quei primi modelli hanno lasciato nella sua memoria". " Nei nostri anni di ginnasio abbiamo avuto anche altre esperienze... i nostri compagni di scuola... ma di esse si dovrà scrivere altrove".

1866
1872

Il padre, sebbene la famiglia vivesse in gravi ristrettezze, desiderava che Freud seguisse "unicamente" la sua "vocazione". "In quegli anni giovanili non sentivo alcuna predilezione speciale per la professione medica, nè ebbi del resto a sentirla in seguito.  Mi dominava piuttosto una specie di brama di sapere che, però, si riferiva più ai fenomeni umani che agli oggetti naturali...". E' specialmente lo studio precoce e approfondito della storia biblica, iniziato in coincidenza con la capacità di leggere, che dimostra un peso determinante nelle sue scelte e nei suoi interessi. In un primo tempo, per l'amicizia con il compagno Heinrich Braun, il liceale Sigmund vorrebbe intraprendere studi giuridici e occuparsi di problemi sociali, poi è attratto dalle teorie di Darwin e infine dopo una conferenza alla vigilia dell'esame di maturità (su"la natura" di Goethe), decide di diventare medico.

 

Nel luglio 1873 supera l'esame di maturità e nell'autunno si iscrive come uditore alla facoltà di medicina di Vienna: realtà universitaria che, anche se gli permette di avere in casa sua il privilegio di una stanza tutta per lui, gli procura "da principio notevoli delusioni".  Anzitutto Freud constata la difficoltà di essere ebreo e di doversi sentire inferiore e straniero; inoltre constata "la peculiarità delle (sue) doti naturali, e la loro limitatezza", non riuscendo ad ottenere il successo desiderato. "Ma queste prime impressioni universitarie ebbero la conseguenza importantissima di abituarmi fin da principio al destino di stare meglio nelle file dell'opposizione e all'ostracismo della maggioranza compatta. In questo modo furono gettate le basi per una certa mia indipendenza di giudizio", e per imparare a conoscere la verità dell'avvertimento -  ognuno impara solamente ciò che può - " (Mefistofele, nel "Faust" di Goethe).

1873
1875

Nei primi anni di università Freud frequenta in prevalenza corsi di fisica e di storia naturale, lavora per un anno nel laboratorio di C. Claus e frequenta per due volte a Trieste la stazione zoologica. Al suo terzo anno di università è allievo (dal 1876 al 1882) di Ernst Brücke dove trova "finalmente la serenità" e ottiene "piena soddisfazione", con persone che poteva "rispettare e prendere a modello" occupandosi di istologia del sistema nervoso presso l'istituto di fisiologia: lavoro che era "in grado di affrontare e portare avanti in piena autonomia". Le discipline propriamente mediche, ad eccezione della psichiatria non lo attraggono e così trascina "stancamente" gli studi laureandosi "con un certo ritardo".

1876
1880

Il 31 marzo 1881 Freud esce dall'università con il titolo di Dottore in medicina generale e si trova per quasi due anni a fare il "dimostratore" all'istituto di fisiologia, occupandosi contemporaneamente dello studio dei gas con E. Ludvig.  Nel luglio 1882 avviene "la svolta" quando il "venerato maestro", Brücke, pone "un rimedio alla magnanima avventatezza" del padre e gli consiglia di abbandonare l'attività puramente teorica a causa della precaria situazione economica familiare. Così Freud entra nella clinica medica dell'Ospedale Generale di Vienna come "aspirant".  Il primo maggio 1883 opera per cinque mesi come "sekundararzt" (assistente ospedaliero) nella clinica psichiatrica di Th. Meynert dove nella quarta divisione medica, dedicata in particolare alle malattie nervose, svolge per un mese e mezzo il ruolo di vice-primario, poi quello di secondo assistente, osservando i malati di nervi e facendo anatomia cerebrale. E' lui stesso a ricordare particolarmente questi anni della sua vita, nel "Curriculum vitae" del 21 gennaio 1885.  E' in quell'anno che, ventisettenne, abbandona la casa paterna per vivere ospite per più di due anni, sino alla tesi e al suo viaggio a Parigi, in alcuni locali dello stesso Ospedale Generale.

1881
1882

Un giorno Meynert, gli propone di dedicarsi unicamente alla anatomia cerebrale promettendogli la sua stessa cattedra, ma Freud rifiuta: "dal punto di vista pratico l'anatomia cerebrale non rappresentava certo un progresso rispetto alla fisiologia".

 

In quest'epoca, a Vienna, lo studio delle malattie nervose è coltivato da poche persone e così si è costretti a cercarsi da soli il vario materiale ed essere "il maestro di sè stesso": Freud inizia a pubblicare diversi studi sulle malattie organiche del sistema nervoso e diventa un ottimo diagnostico di fama.  Commette anche qualche errore, che gli costa in seguito la fine del suo lavoro didattico (ma sono anche i tempi in cui la nevrastenia viene dai più diagnosticata come tumore !).

1882
1883

Nel 1884 studia gli effetti della cocaina attendendosene grossi risultati scientifici specialmente in campo oculistico, ma interrompe i suoi studi per raggiungere ad Amburgo la fidanzata che non vede da due anni e perde così l'occasione di concludere positivamente quel lavoro, facendosi soffiare il merito della scoperta degli effetti di anestesia locale della cocaina (in piccole operazioni chirurgiche).  Nel 1885 presenta la tesi con la quale consegue la libera docenza in neuropatologia e una ricca borsa di studio grazie alla quale parte per Parigi e si offre come traduttore per le opere di Jean-Martin Charcot riuscendo così ad entrare a pieno titolo nella Salpêtrière e nell'amicizia col maestro. Segno tangibile di questa relazione, è il quadro che nel 1938 verrà appeso nella sala di consultazione di Berggasse, proprio di fronte alla poltrona su cui sedeva durante le analisi: un quadro raffigurante una lezione clinica impartita ai suoi allievi da Charchot.  Freud rimane colpitissimo dai recenti suoi studi sull' isteria che ne dimostravano le finalità, la frequenza anche negli uomini, la ripetibilità ipnotica della sintomatologia.  Freud rimane anche lui, come altri, un po' sgomento e incredulo nel sentire crollare tante vecchie teorie, ma Charchot ritiene che le teorie non contano di fronte alla evidenza clinica.  Lo stesso Sigmund ricorda una frase rivoltagli dal maestro: "la théorie, c'est bon, mais ça n'empêche pas d'exister" (dal necrologio "Charcot" del 1893). E' in questo ambito che nasce l'intuizione fondamentale che nella patologia isterica non si tratta della stessa "carcassa corporea" della scienza medica: l'isteria imita nei sui sintomi la malattia fisica solo in base al pensiero teorico di cosa presume sia il "corpo". Freud si ferma ancora un poco di tempo a Berlino a studiare le malattie infantili e, al suo ritorno, si stabilisce come medico a Vienna, dove fino al 1897 dirige il reparto di neurologia infantile nell'ospedale di Kassowitz, pubblicando alcuni studi sulle paralisi cerebrali infantili.

1884
1885

Nel 1886 relaziona alla "Società di medicina" il lavoro fatto con Charcot, ma proprio il fatto della isteria maschile e la ripetibilità ipnotica della sintomatologia, suscitano enormi obiezioni, a tal punto che gli viene tolta la possibilità di insegnare.  Annota Freud (nel 1924): "è un secolo ormai che non metto più piede alla Società di medicina".

1886

Nel 1886 il trentenne Sigmund sposa la venticinquenne Martha Bernais, dalla quale avrà sei figli: Mathilde, Martin, Oliver, Ernst, Sophie e Anna.

 

A questo punto è utile trarre un buon profitto economico ( "un reddito sufficiente") dai suoi studi e dal suo lavoro. Ha tre risorse a sua disposizione: l'idroterapia, l'elettroterapia e l'ipnosi. Nel primo caso c'è poca convenienza: il guadagno di una visita preliminare e poi basta; nel secondo caso si affida al manuale di Erb  ritrovandolo alla fine inutile frutto di "fantasia" senza "relazione con la realtà". Meglio allora l'ipnosi, "tentazione irresistibile".  Così nel 1889 si reca a Nancy dove conosce Bernheim e impara da lui anche i limiti della suggestione ipnotica: funziona più sui malati di ospedale che sulla clientela privata.  Il periodo dal 1886 al 1891 è considerato da Freud più un tempo di assestamento professionale che di arricchimento scientifico.


1887
1888

1889
1890

Nel 1891, la famiglia Freud si trasferisce in Berggasse 19, nel IX distretto comunale di Vienna, dove nasceranno i tre figli più piccoli. La famiglia occupa l'appartamento numero 5. All'inizio, l'ambulatorio è all'interno della abitazione privata, poi, abbandonando un orologiaio il suo laboratorio al piano inferiore, lo cede al dottore che così nel 1896 Freud può aprire il suo nuovo ambulatorio al piano rialzato, proprio sotto la sua abitazione. Riceverà qui i suoi pazienti fino al 1908. E' in questa casa, negli ultimi anni del secolo, che Freud inizia la sua autoanalisi e si confronta con l'avvenimento della morte di suo padre. Freud ricorda così Berggasse 19: "in una casa di Vienna ho due appartamenti che sono collegati tra loro soltanto da una scala esterna. Al piano rialzato si trovano il mio ambulatorio e il mio studio, al piano superiore i locali d'abitazione. Una volta concluso a tarda ora il mio lavoro salgo le scale per recarmi nella stanza da letto". Nel 1908, Sigmund trasferisce il suo ambulatorio al numero 6, di fronte all'abitazione privata, abbattendo un muro e occupando tutto il mezzano con un grande appartamento di 400 metri quadrati, ma facendo bene attenzione che vita e lavoro rimangano convenientemente separati. Al numero 6 si trova la sala di attesa dove si riuniscono gli amici di Freud nel "gruppo del mercoledì sera", per gli incontri di lavoro psicoanalitico nati nel 1902. Al numero 6, si trova anche "la collezione" tanto amata da lui. Le finestre danno sul cortile e l'aria è rinfrescata da un grosso albero, un castano: c'è il necessario silenzio per lavorare e studiare. Qui tutto resterà invariato sino alla sua dolorosa partenza per Londra nel 1938.

1891
1892

Intanto, già nei primissimi anni di Bergasse 19, la capacità di giudizio e la intuizione freudiana stavano facendo uso dello strumento ipnosi in modo nuovo, grazie all'avere recepito tutta la ricchezza di novità portata dalla amicizia con Breuer e allo scambio di parole esistente da tempo tra i due: non più ipnosi come regime di "mero comando", ma piuttosto come strumento per "interrogare il malato sulla genesi dei suoi sintomi".  Il nuovo orientamento ha anche "il vantaggio di offrire soddisfazione alla brama  di sapere del medico" senza relegarlo nel "monotono procedimento della  suggestione". Il frutto di tutto ciò è un lavoro di collaborazione che darà vita a "studi sull'isteria" dal 1892 al 1895.  Nasce il "metodo catartico" il cui percorso è che "l'ammontare affettivo utilizzato per la formazione del sintomo" sia "preservato" e ritorni "alla sua vita normale" che può "condurlo a una scarica adeguata (abreazione)".  Ed è ben presto che si intuisce la realtà di un "qualcosa" che sfugge al medico e va oltre l'ipnosi: Breuer preferisce non parlarne molto e vi allude soltanto (allontanando da se una paziente senza troppe spiegazioni), mentre Freud lo coglie con sorpresa nell' abbraccio entusiasta di una sua giovane paziente. Si tratta di quell' "amore di traslazione", quell' "elemento mistico" che agisce al di là dell'ipnosi  e che per essere capito chiede ancora un passo in più: "abbandonai così l'ipnosi, di cui mantenni solo la posizione del paziente, posto a giacere supino su un divano, mentre io stavo seduto dietro di lui, in modo da vederlo senza essere visto".

1893 1894

1895

 

L'allontanamento di Breuer dalla collaborazione con Freud, che rimane ad "amministrare da solo la sua eredità", segna l'inizio della Psicoanalisi vera e propria. Breuer è molto preso dalla sua professione ed è rimasto molto demotivato a causa della risposta negativa che "studi sull'isteria" ha da parte degli addetti ai lavori: Freud è invece più preparato a combattere contro un certo cieco tradizionalismo istituzionale perchè nel frattempo ha acquisito molta esperienza teorica e pratica. In modo particolare (a complicare lo scontro con un certo scenario più o meno falsamente puritano), si impone nella eziologia della psicopatologia (senza alcuna pre-meditazione ma tanto inaspettato quanto innegabile), il primato non di "eccitamenti affettivi qualsiasi", ma di complicati o "complessi" problemi legati alla "sessualità". "Non ero preparato a un risultato del genere... una scoperta che aveva la parvenza dell'originalità". Qui Freud fa un passo definitivo: va oltre l'isteria e comincia ad avere come orizzonte le nevrosi di tutti quei pazienti che ormai bussano alla porta del suo studio in  Bergasse 19.

1896

1897

1898

 

Freud colma così "una lacuna della medicina che a quell'epoca non era disposta ad ammettere... disturbi che non fossero provocati da processi infettivi o da lesioni organiche grossolane" e nello stesso tempo mostra come la "sessualità non è una faccenda che interessa soltanto la psiche" ma "ha anche un suo aspetto somatico". Comunque, nelle conferenze che tiene in quegli anni, egli verifica solo incredulità e contestazioni.

1899
1900

E' conveniente a questo punto notare che solo la malafede di alcuni, ma la distrazione dei più, impediscono di cogliere correttamente il nucleo centrale e fondante della scoperta freudiana: l'accusa ridicola di pan-sessualismo, che Sigmund Freud si porta dietro per un secolo, deriva dal fatto che pochi vogliono accorgersi della cosa più evidente di tutte.  Ciò che appena formulato (ricorda Giacomo B. Contri) chiarisce tutto il pensiero freudiano.

1901

1902

Freud descrive non la normalità ma la psicopatologia.

 

Egli racconta parole e teorie di chi è ancora sul divano e non parole e libero pensiero elaborati nella guarigione e nella salus. E diventa facile così osservare che quella "sessualità" ("errore filosofico della umanità": ancora G. B. Contri) altro non è che la realtà del sesso ormai diventato problema ("complesso") dopo la costruzione delle teorie patologiche.

1903

1904

Nata la psicoanalisi, ecco quindi il significato etiologico del pensiero "sessualità" e poi i più grandi temi delle scoperte freudiane come: rimozione, inconscio, resistenza, traslazione o amore di transfert, importanza del sesso nelle relazioni infantili.  Centrale, il tema della rimozione e quello dell'inconscio (ciò che è rinnegato dalla coscienza): "per la psicoanalisi, tutto ciò che è psichico è, all'inizio, inconscio, e la qualità dell'essere cosciente può in seguito aggiungersi, come può mancare del tutto". E ancora precisazioni fondamentali come quella sul concetto di trauma, non come evento reale ma come errore del pensiero, o come quella dell'inizio in due tempi della vita sessuale umana: bambino e pubertà (con in mezzo il moralismo pudico e ripugnante di quel tempo di latenza che rimugina l'errore del pensiero e costruisce le teorie patologiche della vita futura).

1905

E poi la tecnica psicoanalitica. Sostanzialmente il passaggio dalla "azione insistente e rassicurante esercitata sul malato per fargli superare le sue resistenze" ("estenuante per entrambe le parti e, palesemente, non del tutto ineccepibile"), alla nuova tecnica delle "libere associazioni", dell'interpretazione dei sogni" (1899,1900), della lettura degli "atti mancati" e dei "lapsus" ("Psicopatologia della vita quotidiana", 1904).  Passi di tecnica cui corrispondono, uno per uno, i libri più noti del cammino freudiano.

1906

1907

 

A partire dalla rottura della amicizia al lavoro con Breuer, per più di dieci anni, Freud procede da solo: "neppure un seguace", "il più completo isolamento". Poi gli amici: Eugen Bleuler, Carl Gustav Jung e qualche altro. Nella Pasqua del 1908, vero e proprio "passaggio": a Salisburgo, un primo Convegno della nuova scienza, da cui nasce anche una rivista (che uscirà sino allo scoppio della guerra), lo Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen" redatta da Jung e diretta da Freud e Bleuler.  Nel 1909 con Jung, Freud è in america alla "Clark University di Worcester: ha 53 anni "mi sentivo giovane e sano e il mio breve soggiorno nel nuovo mondo aumentò la mia fiducia in me stesso... i migliori mi accoglievano come un loro pari".  Nel 1910, secondo Congresso, a Norimberga: nasce su proposta di Ferenczi la "Associazione psicoanalitica internazionale" (e Freud fa in modo che sia presieduta da Jung) e nascono ben due nuove riviste di psicoanalisi che sono il "Zentralblatt für Psychoanalyse" di Adler e Stekel e la grande novità di "Imago" diretta e rivolta agli psicoanalisti "laici" (non medici).

1908

1909

1910

 

Tra il 1911 e il 1913, epoca che comunque definisce come "epoca d'oro" del pensiero psicoanalitico, Freud subisce il dolore di due separazioni, da Adler e da Jung: riesce solo a evitare che mantengano il nome di "psicoanalisi" ma non che gli appaiano come "un destino particolarmente avverso che mi perseguita"... A chi lo accusa di essere lui ad allontanare gli amici per intolleranza, Freud mostra, biblicamente, i frutti che nel frattempo ha prodotto la psicoanalisi in tutto il mondo: " un uomo intollerante e dominato dalla presunzione della propria infallibilità mai avrebbe potuto legare a sè una così grande schiera" di uomini. La prima guerra mondiale ha distrutto tante opere dell'uomo, ma quell'opera che la psicoanalisi è, resiste: nel 1920, ospiti all' Aia, il primo Congresso del dopoguerra, "affamati e impoveriti". Sempre nel 1920, a Berlino, nasce un Policlinico Psicoanalitico. Gli anni della guerra e del dopo guerra sono stati duri per Freud e per la sua famiglia: a Vienna regnava la miseria e anche nella sua casa se ne risentiva. Anna, finiti gli studi, contribuiva al mantenimento della famiglia.  Un nipote, Sam, mandava dall'Inghilterra pacchi di generi alimentari. Il 5 febbraio 1922, Freud scrive a Sam se può spedirgli un paio di scarpe 8\4 di buona qualità perchè a Vienna non riesce a trovare niente di buono e l'ultimo buon paio risale a due anni e mezzo fa. Le scarpe arrivano ed è molto soddisfatto, ma non solo per quello: dopo la guerra ritornano anche i pazienti nel suo studio e le cose tornano ad andare bene. Intanto, nel maggio del 1922, nasce un "Ambulatorio di Psicoanalisi".

1911 1912 1913

1914 1915 1916 1917 1918 1919 1920 1921 1922

 

Nel 1923 Freud subisce la prima operazione (ne seguiranno più di trenta, negli anni successivi) per un tumore alla mascella: è convinto ragionevolmente di morire nel giro di poco tempo (come scrive egli stesso nella "Autobiografia" del 1924), ma la bravura del chirurgo lo salva, permettendogli di portare ancora avanti per anni il suo lavoro,  pur tra sofferenze fisiche che porterà ormai con sè.  Freud commenta così la cittadinanza onoraria che gli viene conferita nel 1924: "L'idea che il mio sessantottesimo compleanno, dopodomani, possa anche essere l'ultimo deve essere venuta in mente anche ad altri, perchè la città di Vienna si è premurata di conferirmi quel giorno la cittadinanza onoraria che di solito non si concede prima del settantesimo compleanno". "Vivo una situazione simile a quella in cui si trova la mia povera Austria: soffro il dolore della guarigione, ma senza sapere ancora con certezza se ci sarà davvero": scrive ancora nel 1925.  Non sono facili anni per lui: nel 1920 muore di spagnola la figlia Sophie e nello stesso anno della sua operazione, muore il nipotino Heinele cui vuole molto bene. Sono di questo periodo: la nuova centralità del complesso edipico, la teoria della pulsione dell'eros e della pulsione di pace, la personalità psichica interpretata come es - io - superio. Nel 1925 nasce l' "Istituto per la Formazione", una libera "Università" dove si organizzano Seminari e Conferenze sulla Psicoanalisi (e dove gli allievi curano gratuitamente alcuni pazienti). Esiste anche una casa editrice, cui Freud tiene tantissimo, la "Internationale Psychoanalytische Verlag" diretta da Storfer. La figlia Anna è diventata in questi anni la sua confidente e la sua collaboratrice, da quando, nel 1922, ha terminato con lui la sua analisi personale, diventando anche lei psicoanalista e curando i bambini condividendo la sua sala di attesa.

1923

1924

1925

 

Poi gli interessi di Freud "tornano" a quei problemi culturali che sono stati il fascino della sua giovinezza.   E tutt'altro che in regressione,  a proposito della religione, sente il desiderio di rafforzarne il contenuto di verità facendo però una distinzione (di portata talmente enorme da essere tutt'oggi ignorata dai più): la verità della fede non è una verità materiale bensì storica (rivelazione).  Così come verità storica, è ciò che è riaffermato sempre come inizio della sua libertà di pensiero: "io sono ebreo e ho sempre ritenuto che negarlo non solo fosse indegno, ma anche totalmente insensato... Poichè ero ebreo mi ritrovai immune da molti pregiudizi che limitano gli altri nell'uso del loro intelletto... ".

1926

1927

1928

 

Egli scrive, nel Poscritto del 1935, che negli ultimi dieci anni non ha "più dato alla psicoanalisi alcun contributo di decisiva importanza: le cose che ho scritto in seguito avrebbero potuto anche non essere scritte senza gran danno".  E parla di "L'avvenire di un'illusione", di "Il disagio della civiltà", opere in cui annota, in realtà, aspetti fondamentali come la dimensione culturale e sociale assunta dalle nevrosi e dai sintomi della psicopatologia. Freud sembra più che altro preoccupato che queste opere abbiano trovato nel grande pubblico "una risonanza forse maggiore che non la psicoanalisi stessa": tanto è vero che solo ora Thomas Mann gli assegna un posto nella storia del pensiero contemporaneo (1929) e gli viene conferito il "Premio Goethe" a Francoforte sul Meno nelle mani della figlia Anna (1930).

1929

1930

1931

 

Ma nessuno ormai può più mettere in dubbio che la Psicoanalisi continuerà ad esistere.

 

Nel 1932 Freud partecipa al suo ultimo Congresso psicoanalitico a Wiesbaden (a quello del 1934 non gli è più possibile essere presente).

1932 1933

Dieci giorni dopo l'ingresso delle truppe tedesche in Austria, il 21 marzo 1938, scrive a un suo amico: "quattro settimane fa ho subito una delle mie solite operazioni col suo seguito di dolori particolarmente acuti, e così per dodici giorni ho dovuto interrompere il lavoro e sono rimasto disteso, in compagnia dei dolori e della borsa dell'acqua calda sul divano che sarebbe destinato ad altri". Il 15 marzo 1938 alcuni uomini del reparto di assalto del partito nazionalsocialista tedesco fanno irruzione in casa Freud, accontentandosi poi di una somma di denaro. Pochi giorni dopo, il 22 marzo, la gestapo ferma la figlia Anna ed è allora che Freud decide di lasciare Vienna e partire per Londra.  Nel mese di maggio, su iniziativa dello psicoanalista August Aichhorn, che voleva consegnare alla storia i luoghi della nascita della nuova scienza, il fotografo Edmund Engelman si fermò alcuni giorni nella casa di Berggasse a immortalarne stanze, oggetti e persone: le più belle foto della storia freudiana. Quando ne regalò l'album a Freud, poco prima che lui partisse per sempre dalla sua casa, egli lo ringraziò dicendo: "la ringrazio di cuore, sarà molto importante per me".  Il 4 giugno 1938, pagata la Reichsfluchtsteuer (tassa per lasciare il paese imposta agli ebrei) e la Juva (tassa sul patrimonio ebraico), con la sua famiglia sale mestamente sull'espresso per Ostenda per andare ad abitare a Londra, in una casa in affitto.  "Next address: 39 Elsworthy Road London NW 3 any chance of meeting after so many years ?" scrive Sigmund quel giorno ("Family letters"). Due giorni dopo scrive a Max Eitingon: "il senso di trionfo della liberazione si mescola troppo con il cordoglio, perchè abbiamo sempre amato la prigione da cui ci hanno lasciato fuggire...".

1934

1935

1936

1937

 

Il 16 novembre 1938 Freud, ormai trasferito nella sua definitiva abitazione in 20 Maresfield Gardens, scrive al Direttore di "Time and Tide": "... dopo settantotto anni di duro lavoro ho dovuto lasciare la mia patria ho visto dissolvere la società scientifica da me fondata, distrutti i nostri istituti, confiscata la casa editrice dagli invasori, sequestrati o mandati al macero i libri da me pubblicati, i miei figli esclusi dalle loro professioni... mi viene in mente un vecchio proverbio francese  - il rumore è per il fatuo, la pena è per lo sciocco: l'uomo onesto tradito se ne va senza pronunciare parola. - ".

1938

Il 23 settembre 1939 il pensatore della Psicoanalisi muore, dopo avere restituito all' Universo una possibilità di pensare il padre e lasciando un piccolo resto di figli ed eredi degni.

1939

   

Gianpietro Séry - Genova, luglio 2000 

 
   

1 ottobre 2009